domenica 31 maggio 2020

L'Etica Del Limite (Step #21)

"La morte costituisce il paradigma del limite insuperabile, il limite per eccellenza, il limite dei limiti. Ciò che oggi avviene circa la morte e il morire riguarda in definitiva la sfida che il limite pone all’uomo."



Viviamo in un epoca in cui nel momento stesso in cui l’uomo si scopre mortale, elabora strategie di superamento della morte. 

L'obiettivo della nostra società occidentale odierna non è religiosa né politica, ma prettamente individualista: essa intravede la possibilità di poter vincere la guerra contro la morte, di toglierle la qualità di ultima parola sulla vita dell’uomo. Infatti, mentre la biogenetica sta cercando di creare la vita, l’ingegneria geriatrica e la medicina rigenerativa cercano di allungare la vita e di far morire la morte, togliendole quindi anche la sua qualità di parola originaria.
Tutto ciò accade perchè la morte è la più grande paura dell'uomo e lo mette davanti a una sgradevole verità: la vita è limitata.

L’atteggiamento post-moderno è, quindi, un atteggiamento aggressivo nei confronti della morte in quanto si esprime dicendo che "la morte è mia e me la gestisco io, pretendendo il diritto a morire come, dove e quando voglio."

Accanto a questo, però, non si può nascondere l’approccio umanizzante al morire che si sta facendo strada nello sviluppo delle cure palliative, che reagiscono alla disumanizzazione di un approccio biomedico che ha come unica finalità l’allungamento della vita biologica. In questi ambiti si cerca, infatti, di ridare parola al morire ritenendolo parte costitutiva del vivere. 


La società postmoderna tende a creare un individuo indipendente inculcandogli il senso del suo diritto a una vita che si prolunga indefinitamente. La contraddizione emerge nel fatto che tale indipendenza viene raggiunta attraverso la dipendenza dalle macchine e dalle terapie biomediche, dalle tecnologie mediche e scientifiche: una totale dipendenza dal potere biomedico. Anche la forma di negazione della mortalità presente nei movimenti che propugnano la morte volontaria e il suicidio assistito come diritto dell’individuo e della sua libertà, è in realtà praticabile solo attraverso assistenza medica e tecnica, dunque sotto il controllo di volontà e mani altrui. 
La morte andrà sempre oltre il soggetto, essendo il confine, quindi il limite, che unisce il soggetto al mondo.



FONTI:

sabato 30 maggio 2020

Nello Zibaldone (Step #20)


I pensieri di Leopardi sono raccolti nello Zibaldone: questo è, inaftti, un diario, una raccolta di appunti filologici e linguistici, di passi letterari e filosofici, di riflessioni autobiografiche e socio-antropologiche.


L'attenzione del poeta si focalizza principalmente sulla ricerca della felicità. Leopardi era consapevole che tutti noi siamo sempre alla ricerca del piacere, che può essere un oggetto o un evento, in ogni modo possibile e che, inoltre, il piacere da noi così strenuamente cercato ha sempre a che fare con l’impossibile. Infatti nel momento in cui si pensa di averla raggiunta, ci si rende conto che è un qualcosa di troppo grande che non potrà mai ottenere realmente poiché il suo desiderio non ha limiti: nel desiderare questo o quello, in realtà tutti noi desideriamo sempre e solamente qualcosa che non è mai né questo né quello. Ciò che si può ottenere è solamente qualcosa di finito e quindi solo una piccola sezione di ciò che è in grado di desiderare.

Perciò anche il piacere che possiamo attingere non appagherà né acquieterà mai il “desiderio” da cui ci ritroviamo originariamente mossi. Dunque, secondo la teoria del piacere, la pena dell’uomo, nel provare un piacere, è di veder subito i limiti della sua estensione.



“IL PIACERE INFINITO CHE NON SI PUÒ TROVARE NELLA REALTÀ, SI TROVA COSÌ NELL’IMMAGINAZIONE, DALLA QUALE DERIVANO LA SPERANZA, LE ILLUSIONI”



FONTI:
https://scuola.repubblica.it/sicilia-messina-lsparitarioempedocle/tema/il-limitebarriera-invalicabile-o-soglia-verso-nuovi-orizzonti/
https://www.lacooltura.com/2018/05/teoria-del-piacere-zibaldone-leopardi/
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Zibaldone_di_pensieri_VI.djvu
"La differenza tra un genio e uno stupido è che il genio ha dei limiti."

-Albert Einstein

venerdì 29 maggio 2020

Nella Filosofia Contemporanea (Step #18)

Nel XIX secolo la filosofia assiste alla riformulazione del criticismo kantiano in chiave idealistica. Fichte è uno dei maggiori esponenti e fa dell'io il principio assoluto a cui ricondurre l'intera realtà, che per la ragione può diventare così oggetto di scienza.




La principale differenza tra Kant e i filosofi idealisti è che mentre la filosofia kantiana è la filosofia del limite e il limite è il neumeno, in quella idealistica abbiamo un io illimitato, non più limitato dal mondo sensibile e dal neumeno. In Kant il soggetto è limitato dal neumeno e dalle sensazioni esterne, mentre in Fichte il soggetto non è più limitato, diventa l'io creatore della realtà.

Fichte mostra come la realtà esterna neghi l'io e non lo riconosca. Ma questa percezione di una estraneità della realtà si supera nel momento successivo in cui l'io riafferma se stesso, quando riesce a cogliere la natura spirituale della realtà e riesce a spiritualizzarla.




C'è l'io e il non-io, l'oggetto limite che l'io può superare quando capisce che quella realtà esterna ha un essenza spirituale. In questo caso il limite viene superato e l'io è libero dal limite.
Questo io è quindi illimitato perchè il soggetto ha l'oggetto come limite interno, non esterno.



FONTI:

Un Pensiero Utopico (Step #19)

La parola utopia trova le sue origini nel 1516 con Tommaso Moro il quale, inappagato della realtà in cui cui viveva, immaginò un isola  felice, uno stato perfetto dove vige la giustizia e la perfetta armonia. A quest’isola immaginaria attribuì il nome di “Utopia”, giocando sulla bivalenza del termine: esso infatti, può derivare tanto dal greco ou - topos (luogo che non c’è), quanto da eu (bene) + topo (luogo felice); in un certo senso, comunque, i due significati erano compresenti nell’accezione in cui Moro intendeva la sua isola fantastica, visto che essa era sì un luogo inesistente nella realtà, ma anche un luogo felice, in cui regnava la concordia e la pace tra gli uomini.

Uno dei più grandi pensieri utopici è, quindi, senza dubbio vivere in "un mondo senza limiti".
Bisogna fare, però, attenzione al significato di questa espressione: "un mondo senza limiti" non deve essere inteso come un mondo senza regole, dove la volontà del singolo prevarica il rispetto della comunità: si sfocerebbe, altrimenti, nel caos.
Ogni utopia, infatti, pur nascendo come superamento di limiti, nel suo effettuarsi si ritrova a lavorare proprio su limiti e confini, si ritrova a stabilire delle "misure", che la condannano contraddizione di non essere mai "libera" dal limite.

il mondo utopico deve, quindi, essere inteso come un mondo in cui i limiti sia materiali che di pensiero non siano contemplati: una società senza ingiustizie, dove il pregiudizio non sia dominante e tutti possano avere le stesse possibilità in base alle proprie capacità; un mondo in cui le ricchezze siano distribuite omogeneamente, in cui ci sia reciproco sostegno; un mondo con risorse naturali infinite; un mondo senza limiti nella conoscenza che impediscono il realizzarsi di quell'armonia a cui il pensiero utopico rimanda.


"L’utopia è un’invenzione di istituzioni immaginarie, un rifugio per sottrarsi alla realtà."



FONTI:
http://www.filosofico.net/deutopia.htm

venerdì 22 maggio 2020

Sono arrivato in un mondo molto limitato e ho pensato che la creatività fosse l’unico strumento di cui disponessi.


-Alejandro Jodorowsky

lunedì 18 maggio 2020

ABbeCedario (Step #17)

Affanno
Barriera
Coraggio
Distanza
Ebbrezza
Freno
Guscio
Handicap
Impossibilità
Lotta
Mancanza
Nebbia
Ostacolo
Paura
Quercia
Restrizione
Sfida
Tenacia
Umano
Vincolo
Zavorra

domenica 17 maggio 2020

Zanardi: Una Passione Oltre Il Limite (Step #16)

Un personaggio che possa essere preso come testimonial del termine "Limite", è senza dubbio l'ex pilota Alex Zanardi.



Zanardi nasce a Bologna nel 1966 e sviluppa fin da bambino una grande passione per i motori, fino ad esordire nel 1991 in Formula 1.
Dopo una carriera di succeso, però, sfortunatamente durante una gara in Germania perde improvvisamente il controllo della vettura e, dopo un testacoda, viene investito ad alta velocità dall’avversario Alex Tagliani. L’impatto è violentissimo: la vettura di Tagliani colpisce perpendicolarmente la vettura del pilota bolognese. Prontamente raggiunto dai soccorsi, Zanardi appare subito in condizioni disperate: lo schianto provocò, di fatto, l’istantanea amputazione di entrambi gli arti inferiori, rischiando di farlo morire dissanguato. Dopo sei settimane di ricovero e una quindicina di operazioni subite Zanardi lascia l’ospedale per cominciare il processo di riabilitazione.

Dopo l’incidente del Lausitzring, Zanardi inizia a partecipare a varie manifestazioni per atleti disabili, e, ritiratosi dalle corse automobilistiche, intraprende una nuova carriera sportiva nel paraciclismo, dove attualmente corre in handbike nella categoria H4. È titolare di ben 8 titoli mondiali e alle Paralimpiadi di Londra 2012 ha conquistato 2 medaglie d’oro e una d’argento nella staffetta a squadre miste. Al termine dell’evento, viene scelto come portabandiera azzurro per la cerimonia di chiusura dei Giochi e qualche settimana dopo, in virtù dei risultati conseguiti, è eletto “Atleta del mese” dal Comitato Paralimpico Internazionale.




Credo che questo sia un grande esempio poichè la stessa passione che gli ha provocato la perdita di entrambe le gambe è stata così grande da dargli la forza e il coraggio di continuare a gareggiare senza scoraggiarsi superando i propri limiti.




Non volevo dimostrare niente a nessuno, la sfida era solo con me stesso, ma se il mio esempio è servito a dare fiducia a qualcun altro, allora tanto meglio

Più dura è la lotta, più grande è il trionfo

Ci si può drogare di cose buone e una di queste è certamente lo sport

Le corse rappresentano una bella fetta della mia storia, ma non sono di certo la parte più importante. Le mie più grandi passioni sono mio figlio Nicolò, le tagliatelle al ragù di mia madre e mia moglie Daniela, non necessariamente in quest’ordine.

Quando mi sono risvegliato senza gambe ho guardato la metà che era rimasta, non la metà che era andata persa

La vita è come il caffè: puoi metterci tutto lo zucchero che vuoi, ma se lo vuoi addolcire devi girare il cucchiaino. A stare fermi non succede niente.



FONTI:

I Limiti Dello Sviluppo (Step #15)

Nel corso degli anni l'uomo spesso si è sentito capace di gestire situazioni che invece erano ingestibili, situazioni che rappresentavano un limite immodificabile a cui non si può far altro che adattarsi.
Uno dei maggiori limiti è senza dubbio il tempo, che corre e non aspetta, il tempo che è "già scaduto" quando si finalmente si trova una soluzione. 


I LIMITI DELLO SVILUPPO, un report sullo stato complessivo del pianeta Terra, scritto nel 1972 si occupò proprio di mettere in guardia gli uomini verso ipotetici scenari futuri. Il libro, di circa 200 pagine, era stato commissionato dal Club di Roma, un’associazione di scienziati, umanisti e imprenditori legati dalla comune preoccupazione per la situazione mondiale.




A colpire il grande pubblico è stato uno degli scenari proposti dagli autori, che delineava come, procedendo anno dopo anno con gli stessi ritmi di crescita di sempre, l’umanità sarebbe giunta al collasso nel corso del Ventunesimo Secolo.
Dopo meno di un mese Forrester presentò il primo modello, chiamato World 1, che evidenziava come, in un mondo di dimensioni finite, la continua crescita di variabili come inquinamento e popolazione avrebbe condotto prima o poi al collasso.

Venne sviluppato, così, un modello a cinque variabili: crescita demografica, produzione alimentare, industrializzazione, inquinamento e consumo di risorse non rinnovabili.




Poiché l'andamento illustrava la concreta possibilità che l’intero sistema “mondo” sarebbe collassato nel corso del Ventunesimo Secolo, gli autori vennero accusati di catastrofismo, ma il messaggio che si voleva comunicare era breve e rilevante:

Se operando scelte a breve termine continueremo a ignorare questi limiti, essi saranno inevitabilmente superati con conseguenze catastrofiche.



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sabato 16 maggio 2020

Un Fatto Di Cronaca: I Limiti Imposti Alla Donna (Step #14)

Penso che il concetto di limite sia particolarmente evidente quando si para della figura della donna in molti paesi del medio oriente, in quanto la loro vita sia segnata in continuazione da limiti che vengono loro imposti. 

Infatti uno dei principali ostacoli allo sviluppo del mondo arabo nello scenario internazionale è proprio l'inuguaglianza dei sessi.Tuttavia, i Paesi arabo-islamici adottano trattamenti molto diversi tra loro. I diritti delle donne non sono ovunque tutelati o comunque non sono tutelati alla stessa maniera.


La donna musulmana deve ancora combattere a lungo per uscire dal ruolo che le viene imposto dai sistemi tradizionali in cui vive, ma il problema si pone sotto vari punti di vista. Oltre ad essere un riflesso della religione, anche le culture e le mentalità ne sono colpite. L’esempio della legislazione saudita è lampante: si tratta di una società fondata su una particolare interpretazione della dottrina islamica che priva le donne dei diritti fondamentali, o ne subordina la vita sociale ed economica alla presenza condizionante di un tutore maschio.
Sotto la monarchia saudita, ogni donna deve avere un “Wali” – un tutore di sesso maschile – che può essere il padre, il fratello, il marito o uno zio. Senza questa persona al loro fianco, le donne saudite non possono fare niente. Si potrebbe affermare che come soggetto di diritto non esistono.

Tra le numerose limitazioni che vengono loro imposte vi sono divieti a viaggiare da sole, aprire conti in banca, donare o ereditare soldi, intraprendere attività economiche, e tanto altro ancora.

In India e Cina la condizione femminile è sicuramente migliorata rispetto al passato ma anche qui permangono forti discriminazioni. In India due terzi della popolazione femminile è ancora analfabeta. In Cina, grazie al recente programma di modernizzazione economica, le donne hanno pari opportunità degli uomini, ma nelle campagne, dove la struttura della famiglia è ancora tradizionale e dove l’infanticidio delle bambine è una pratica ancora in uso, le donna continuano ad avere una posizione di inferiorità. Anche la religione islamica è un motivo di discriminazione. In molti paesi islamici le donne sono costrette a vivere segregate nelle loro case, espulse dagli impieghi pubblici e private dei più elementari diritti. La più grave discriminazione verso la donna è stata compiuta dal governo dei talebani in Afghanistan, ora deposto, che aveva negato ogni diritto umano alle donne. Esse oltre a non godere più del diritto all’istruzione e al lavoro, si sono viste negare anche quello alla salute: quando si ammalavano rischiavano di morire in quanto non potevano essere visitate da dottori di sesso maschile.



FONTI:
https://mondointernazionale.com/guida-la-violazione-dei-diritti-umani-delle-donne-in-medio-orientehttps://www.itiscuneo.gov.it/index.php/edizioni-2013-14/pasqua/236-la-condizione-della-donna-nel-mondo-arabo-e-asiatico

venerdì 15 maggio 2020

Nell'ingegneria (Step #13)

Nell'ambito delle discipline dell'ingegneria troviamo il concetto di limite di funzioni come uno degli argomenti fondamentali dell'analisi.


Essi servono a descrivere l'andamento di una funzione y=f(x) quando la x si avvicina ad un certo valore, ad esempio un valore per il quale la funzione non risulta definita e pertanto siamo interessati a come si comporta la funzione in prossimità di tale punto. Il calcolo dei limiti ritorna utile in tutti i rami dell'analisi matematica, infatti sono usati per definire la continuità, la derivazione e l'integrazione.

Ad esempio la il seguente limite:



Si legge come "limite di x che tende a xo".

f(x) è la funzione di cui vogliamo conoscere il comportamento, mentre xo è il punto di cui vogliamo calcolare il limite. Xo può essere un valore reale, ma può anche essere individuato da +∞ e -∞ (che non sono valori reali) come nel caso:



Quindi in conclusione il senso dell'operazione di passaggio al limite non consiste nel valutare la funzione in un punto, ma nell'individuare un valore a cui la funzione si avvicina man mano che tende a xo o a .



FONTI:

mercoledì 13 maggio 2020

Dal Medioevo Alla Modernità (Step #12)

Diversamente dal mondo antico in cui l’andare oltre i confini stabiliti dalla divinità fosse considerato hybris e veniva punita, la modernità è un costante andare al di là dei limiti, un plus ultra, un navigare verso l’ignoto. Nelle sue avventure spirituali e nello slancio verso la scoperta di terre incognite, il pensiero moderno ha infranto i divieti di indagare sui misteri della natura, del potere e di Dio, rivalutando così la curiosità prima condannata come “concupiscenza degli occhi”.



 

Partendo dal Medioevo, secondo Agostino ci sono dei limiti oltre i quali la ragione non può andare, ma se "Dio illuminerà la nostra anima con la fede riuscirà placare la nostra sete di conoscenza". Concepisce, infatti, il male come semplice "assenza" di Dio: esso è dovuto alla disobbedienza umana. A causa del peccato originale, infatti, nessun uomo è degno della salvezza, ma solo Dio può scegliere in anticipo chi salvare.

C'è da tenere in considerazione, però, che Già Aristotele nel IV secolo a.C. aveva perfettamente compreso il problema e scartato dalla definizione di limite ogni possibile accezione negativa. Nella Metafisica, Libro V, Aristotele introduce il concetto di limite come peras, parola greca che rimanda all’italiano “perimetro”, “contorno” e “perimetrare”; vale a dire concetto strettamente relazionato con l’essenza di una cosa, con l’eidos. Il limite, infatti, conferisce una forma alla materia e senza di esso non avremmo la forma, e senza forma non avremmo conoscenza. 



 

Anche nella filosofia trascendentale kantiana, tuttavia, non si deve per forza associare il limite a qualcosa di intrinsecamente negativo. Per Kant, infatti, tutto ciò significava detenere la visione del “territorio ragione” nella sua totalità e riconoscerne di conseguenza la sua struttura critico-trascendentale.

Infine la concezione cambia ancora più drasticamente con il pensiero di Hegel che è contro ogni limite, se non altro per il fatto che l’idea di limite implica che la limitazione medesima sia già stata implicitamente trascesa. Egli ha perciò voluto abbandonare il terreno solido dell’esperienza ristretta, la verità come assenza di movimento, per promuovere il “viaggio di scoperta” della sua Fenomenologia dello spirito. In essa la verità consiste nel continuo oltrepassare se stessa, nel ‘fare il punto’ ad ogni tappa per poi proseguire. La dialettica moderna nasce sotto il segno di questa metafora dell’Oceano nordico. 




FONTI: