mercoledì 13 maggio 2020

Dal Medioevo Alla Modernità (Step #12)

Diversamente dal mondo antico in cui l’andare oltre i confini stabiliti dalla divinità fosse considerato hybris e veniva punita, la modernità è un costante andare al di là dei limiti, un plus ultra, un navigare verso l’ignoto. Nelle sue avventure spirituali e nello slancio verso la scoperta di terre incognite, il pensiero moderno ha infranto i divieti di indagare sui misteri della natura, del potere e di Dio, rivalutando così la curiosità prima condannata come “concupiscenza degli occhi”.



 

Partendo dal Medioevo, secondo Agostino ci sono dei limiti oltre i quali la ragione non può andare, ma se "Dio illuminerà la nostra anima con la fede riuscirà placare la nostra sete di conoscenza". Concepisce, infatti, il male come semplice "assenza" di Dio: esso è dovuto alla disobbedienza umana. A causa del peccato originale, infatti, nessun uomo è degno della salvezza, ma solo Dio può scegliere in anticipo chi salvare.

C'è da tenere in considerazione, però, che Già Aristotele nel IV secolo a.C. aveva perfettamente compreso il problema e scartato dalla definizione di limite ogni possibile accezione negativa. Nella Metafisica, Libro V, Aristotele introduce il concetto di limite come peras, parola greca che rimanda all’italiano “perimetro”, “contorno” e “perimetrare”; vale a dire concetto strettamente relazionato con l’essenza di una cosa, con l’eidos. Il limite, infatti, conferisce una forma alla materia e senza di esso non avremmo la forma, e senza forma non avremmo conoscenza. 



 

Anche nella filosofia trascendentale kantiana, tuttavia, non si deve per forza associare il limite a qualcosa di intrinsecamente negativo. Per Kant, infatti, tutto ciò significava detenere la visione del “territorio ragione” nella sua totalità e riconoscerne di conseguenza la sua struttura critico-trascendentale.

Infine la concezione cambia ancora più drasticamente con il pensiero di Hegel che è contro ogni limite, se non altro per il fatto che l’idea di limite implica che la limitazione medesima sia già stata implicitamente trascesa. Egli ha perciò voluto abbandonare il terreno solido dell’esperienza ristretta, la verità come assenza di movimento, per promuovere il “viaggio di scoperta” della sua Fenomenologia dello spirito. In essa la verità consiste nel continuo oltrepassare se stessa, nel ‘fare il punto’ ad ogni tappa per poi proseguire. La dialettica moderna nasce sotto il segno di questa metafora dell’Oceano nordico. 




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