martedì 28 aprile 2020

Covid-19 (Step #11)

In questi giorni l'emergenza "Covid 19" ha causato una vera e propria emergenza sanitaria e un senso di grande incertezza sul futuro. A causa di questo stato di allerta ci sono state imposte molte restrizioni e le nostre abitudini quotidiane sono totalmente cambiate: la nostra vita si è ritrovata ad essere costantemente limitata.
Queste limitazioni, però, più che come un oppressione decretata dall'esterno, devono essere viste come un forte atto di responsabilità individuale e sociale, che ogni singolo cittadino dovrebbe avere per tutelare il benessere del proprio paese.
Infatti proprio cambiando le nostre abitudini e i nostri comportamenti si può dare un contributo fondamentale per limitare la diffusione del CORONAVIRUS.
I molteplici limiti che ci vengono imposti giornalmente hanno, però, un grande impatto sul nostro stato d'animo: non siamo più liberi di andare a trovare le persone a noi care, non possiamo recarci a lavoro o all'università, non possiamo praticare sport per allentare la tensione, viviamo costantemente in ansia, ci sentiamo soli. Tutto ciò provoca un grande disorientamento, poichè ci sentiamo privati di attività che fino a pochi mesi fa ci sembravano scontate e essenziali. Fortunatamente, però, un grande aiuto ci viene offerto dalla tecnologia, che riesce a minimizzare al meglio questa difficile distanza, dandoci la possibilità di rimanere connessi anche se lontani. 



FONTI:

https://www.apmarr.it/informazioni/emergenza-coronavirus/item/covid-19-vademecum-per-affrontare-insieme-questo-periodo-di-emergenza
"Nessun limite eccetto il cielo"
-Miguel De Cervantes

giovedì 23 aprile 2020

La Finestra




La finestra è proprio un'immagine che rappresenta a pieno il tema del limite, come ostacolo per il raggiungimento di un'obiettivo, come impedimento nello stare con la persona amata, come uno scoglio che ci "taglia fuori", che ci allontana da ciò che desideriamo.






FONTI:



"Definire è limitare."

-Oscar Wild

martedì 21 aprile 2020

Nei Film (Step #10)

Un film che ha sicuramente come tema centrale il superamento dei propri limiti è il famosissimo "FORREST GUMP".
In questa clip viene riportato proprio il momento in cui il piccolo ragazzo, nonostante i suoi problemi fisici che lo costringono a portare delle protesi alle gambe, inizia a correre e "da quel giorno, se andavo da qualche parte, ci andavo correndo!". 




Un altro film che ha come fulcro della trama questo tema è "LIMITLESS", in cui il protagonista assume un farmaco sperimentale in grado di sbloccare e amplificare le potenzialità della prorpia mente, abbattendo quindi ogni tipo di limite.


"Prima ero cieco... ora vedevo!"



domenica 19 aprile 2020

Nelle Arti Figurative (Step #09)


Iperrealismo: Al Limite Della Perfezione

Quando si parla di “limite” nelle arti figurative, la prima cosa a cui ho pensato è la corrente artistica dell’IPERREALISMO, poiché questa abolisce ogni tipo di limite e confine tra fotografia e disegno.


Queste opere, infatti, sono talmente perfette in ogni loro piccolo dettaglio di colore e luce che sembrano essere veri e propri scatti fotografici, e lo studio del soggetto è così intenso e accurato da far diventare questi lavori dei veri psicogrammi, che evidenziano il forte legame emotivo ed intimo con lo spettatore.
Uno dei maggiori esponenti di questa corrente può essere considerato il giovane pittore tedesco MIKE DARGAS.



Attraverso una raffinata tecnica di cura ai dettagli e giocando su effetti di luci ed ombre, riesce a dare ad ogni pennellata un’intensità emotiva così coinvolgente e quasi sensuale.
I suoi ritratti più famosi sono senza dubbio quelli chiamati “Honey Faces": vengono realizzati su tele di grandi dimensioni ed il soggetto rappresentato è sempre un volto di donna sul quale viene colato del miele o del cioccolato. 

 



In questo modo, così, la viscosità e la densità degli elementi amplificano al limite l’effetto realistico dei ritratti che riescono a trasmettere con diverse espressioni del viso tutta la loro femminilità.
Solo avvicinandosi alle tele è possibile per lo spettatore accorgersi che si tratta di dipinti e non di fotografie: si riesce, quindi, a creare una nuova realtà e a "dare vita" al personaggio.



FONTI:

sabato 18 aprile 2020

In Platone (Step #08)

Nei Dialoghi di Platone viene analizzato il concetto di limite nel FILEBO con la valorizzazione dell'idea di misura: tanto a livello ontico quanto a livello etico.
Vi distingue quattro categorie supreme:


il peras (limitante) [cfr. la forma aristotelica]
la causa intelligente
il misto [cfr. il sinolo aristotelico]
l'apeiron (illimite) [cfr. la materia aristotelica]

Ciò, a livello morale, significa che l'uomo, nè dio, nè bestia, deve agire con misura, ponendo un limite (ordine razionale) all'illimite del piacere, dell'istintività immediata (non tutti i piaceri sono leciti), ottenendo così una vita mista (nè divina, nè animalesca), armonica ed equilibrata. Secondo Platone, infatti, bisogna privilegiare e coltivare solo certi piaceri, quelli intellettuali (ad esempio la musica). 
Questa "vita mista" è mescolanza di intelligenza e piacere : questa mescolanza non è, però, casuale , ma ponderata : bisogna vedere attentamente in che misura mescolare intelligenza e piacere.Per Platone l'intelligenza è superiore al piacere poichè è essa a stabilire i limiti con cui mescolare piacere ed intelligenza.

Questo pensiero emerge anche nel FEDRO con il mito della biga alata, metafora dell'anima.



C'è un principio razionale: l'auriga, e due irrazionali: il cavallo bianco , che simboleggia la parte arazionale , e quello nero , che è emblema dell'irrazionalità. La ragione è ordinata e unica , l'irrazionalità è molteplice : il fatto che sia data da due cavalli implica la possibilità di andare in due direzioni diverse. Emerge, quindi, il fatto che con la misura si controlla ciò che è illimitato.



FONTI:
https://www.culturanuova.net/filosofia/1.antica/platone.php
https://www.filosofico.net/filebo.html

mercoledì 15 aprile 2020

“Volevo parlarvi della mia predilezione per le forme geometriche, per le simmetrie, per le serie, per la combinatoria, per le proporzioni numeriche, spiegare le cose che ho scritto in chiave della mia fedeltà all’idea di limite, di misura… ma forse è proprio questa idea che richiama quella di ciò che non ha fine: la successione dei numeri interi, le rette di Euclide…Forse piuttosto che parlare di come ho scritto quello che ho scritto, sarebbe più interessante che vi dicessi i problemi che non ho ancora risolto, che non so come risolverò e cosa mi porteranno a scrivere…Alle volte cerco di concentrarmi sulla storia che vorrei scrivere e mi accorgo che quello che mi interessa è un’altra cosa, ossia, non una cosa precisa ma tutto ciò che resta escluso dalla cosa che dovrei scrivere; il rapporto tra quell’argomento determinato e tutte le sue possibili varianti e alternative, tutti gli avvenimenti che il tempo e lo spazio possono contenere. È un’ossessione divorante, distruggitrice, che basta a bloccarmi. Per combatterla, cerco di limitare il campo di quel che devo dire, poi a dividerlo in campi ancor più limitati, poi a suddividerli ancora, e così via. E allora mi prende un’altra vertigine, quella del dettaglio del dettaglio del dettaglio, vengo risucchiato dall’infinitesimo, dall’infinitamente piccolo, come prima mi disperdevo nell’infinitamente vasto”.


- ITALO CALVINO, Lezioni americane,Esattezza, (Mondadori 1985)

domenica 12 aprile 2020

In Poesia (Step #07)

Un tema che richiama il concetto è sicuramente il rapporto tra finito e infinito, concetto ricorrente nel pensiero di Leopardi. Questo emerge in particolar modo nel suo famoso sonetto "L'INFINITO".
La parola stessa infinito, infatti, significa letteralmente "ciò che non ha un limite determinato", traduzione dal greco apeiron.


                                  XII - L'INFINITO

                     Sempre caro mi fu quest'ermo colle
                     E questa siepe, che da tanta parte
                     Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
                     Ma sedendo e mirando, interminati
                     Spazi di là da quella, e sovrumani
                     Silenzi, e profondissima quiete
                     Io nel pensier mi fingo; ove per poco
                     Il cor non si spaura. E come il vento
                     Odo stormir tra queste piante, io quello
                     Infinito silenzio a questa voce
                     Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
                     E le morte stagioni, e la presente
                     E viva, e il suon di lei. Così tra questa
                     Immensità s'annega il pensier mio:
                     E il naufragar m'è dolce in questo mare.



Il tema centrale è quello della siepe che "dell'ultimo orizzonte il guardo esclude", ovvero che nasconde alla vista l'estremo orizzonte, impedendo al poeta di abbracciare il paesaggio circostante : il colle e la siepe rappresentano quindi quei luoghi definiti che circoscrivono entro limiti certi le sensazioni reali, costringendolo ad immaginare ciò che non si può raggiungere concretamente, quegli infiniti spazi che esistono oltre i confini.
Questi due elementi diventano una sorta di passaggio metaforico all’infinito.



Tale pensiero sembra sfociare, però, in un paradosso. Il concetto di infinito come limite del finito risale, infatti, alla filosofia classica greca, con Zenone che, con il suo paradosso contro il pluralismo, dimostra come esso non sia che una possibile approssimazione, e non una realtà esistente. Esso è cioè un concetto matematico, un limite: ciò che è numericamente più grande di qualunque numero si possa stabilire. E' un concetto che Leopardi conferma a livello poetico, sostenendo l'infinito come inesistente se non nell'immaginazione; come limite del reale, dunque come il nulla.



FONTI:

venerdì 3 aprile 2020

In Un Testo Narrativo (Step #06)

L'aspetto del "limite" che vorrei analizzare in questo post è legato alla limitatezza dell'uomo, in quanto incapace di possedere una totale conoscenza del mondo e di se stesso.

Questo concetto viene perfettamente esposto da Italo Svevo in ciascuno dei suoi tre principale lavori.
Con il tipico stile decadentista, infatti, l'autore mostra fino quasi all’ostentazione la pochezza e fragilità dell'uomo che non si illude più di poter fare a meno di Dio, non si propone di carpire i segreti della conoscenza: tutti i protagonisti di Svevo sono degli inetti.
Ma cos'è l'INETTITUDINE?
L'inettitudine è proprio l'incapacità di vivere, di adattarsi, di scegliere, di affrontare la vita con coraggio.


In "Una vita" è Alfonso Nitti che, offuscato dall'illusione della propria superiorità, non è in grado di comprendere chi in realtà egli sia e che continua a vivere nella convinzione che "ciò che gli capita" non è altro che una conseguenza dei suoi atti.
Il risultato di questo suo atteggiamento non è altro che una sconfitta su tutti i fronti: quello amoroso, quello lavorativo e, infine, quello della vita stessa poiché il romanzo terminerà con il suicidio del protagonista, cioè con la sua definitiva rinuncia alla lotta contro la delusione.



In "Senilità", allo stesso modo Emilio Brentani si illude di poter corteggiare la bella Angiolina, senza legarsi sentimentalmente e affettivamente a lei. Non riuscendo a raggiungere il proprio obiettivo il protagonista sarà costretto a confrontarsi con Stefano Balli che, al contrario suo, incarna il modello dell'uomo vincente. A quel punto la senilità, cioè una vecchiaia precoce, propria di chi pensa di saper già tutto della vita e dell’amore e che perciò la realtà non abbia più niente da insegnare, si impadronisce di Brentani.



FONTI:
"Leggere come dicio io...", Ezio Raimondi