Un tema che richiama il concetto è sicuramente il rapporto tra finito e infinito, concetto ricorrente nel pensiero di Leopardi. Questo emerge in particolar modo nel suo famoso sonetto "L'INFINITO".
La parola stessa infinito, infatti, significa letteralmente "ciò che non ha un limite determinato", traduzione dal greco apeiron.
XII - L'INFINITO
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.
Il tema centrale è quello della siepe che "dell'ultimo orizzonte il guardo esclude", ovvero che nasconde alla vista l'estremo orizzonte, impedendo al poeta di abbracciare il paesaggio circostante : il colle e la siepe rappresentano quindi quei luoghi definiti che circoscrivono entro limiti certi le sensazioni reali, costringendolo ad immaginare ciò che non si può raggiungere concretamente, quegli infiniti spazi che esistono oltre i confini.
Questi due elementi diventano una sorta di passaggio metaforico all’infinito.
Tale pensiero sembra sfociare, però, in un paradosso. Il concetto di infinito come limite del finito risale, infatti, alla filosofia classica greca, con Zenone che, con il suo paradosso contro il pluralismo, dimostra come esso non sia che una possibile approssimazione, e non una realtà esistente. Esso è cioè un concetto matematico, un limite: ciò che è numericamente più grande di qualunque numero si possa stabilire. E' un concetto che Leopardi conferma a livello poetico, sostenendo l'infinito come inesistente se non nell'immaginazione; come limite del reale, dunque come il nulla.
FONTI:
Libro di letteratura italiana "Leggere, come io l'intendo...", Ezio Raimondi.
https://img2.tgcom24.mediaset.it/binary/articolo/tgcom24/31.$plit/C_2_articolo_3180364_upiImagepp.jpg?20181213164353
https://it.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Leopardi#/media/File:Leopardi,_Giacomo_(1798-1837)_-_ritr._A_Ferrazzi,_Recanati,_casa_Leopardi.jpg
https://img2.tgcom24.mediaset.it/binary/articolo/tgcom24/31.$plit/C_2_articolo_3180364_upiImagepp.jpg?20181213164353
https://it.wikipedia.org/wiki/Giacomo_Leopardi#/media/File:Leopardi,_Giacomo_(1798-1837)_-_ritr._A_Ferrazzi,_Recanati,_casa_Leopardi.jpg
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