“Volevo
parlarvi della mia predilezione per le forme geometriche, per le simmetrie, per
le serie, per la combinatoria, per le proporzioni numeriche, spiegare le cose
che ho scritto in chiave della mia fedeltà all’idea di limite, di misura… ma
forse è proprio questa idea che richiama quella di ciò che non ha fine: la
successione dei numeri interi, le rette di Euclide…Forse piuttosto che parlare
di come ho scritto quello che ho scritto, sarebbe più interessante che vi
dicessi i problemi che non ho ancora risolto, che non so come risolverò e cosa
mi porteranno a scrivere…Alle volte cerco di concentrarmi sulla storia che
vorrei scrivere e mi accorgo che quello che mi interessa è un’altra cosa,
ossia, non una cosa precisa ma tutto ciò che resta escluso dalla cosa che
dovrei scrivere; il rapporto tra quell’argomento determinato e tutte le sue
possibili varianti e alternative, tutti gli avvenimenti che il tempo e lo
spazio possono contenere. È un’ossessione divorante, distruggitrice, che basta
a bloccarmi. Per combatterla, cerco di limitare il campo di quel che devo dire,
poi a dividerlo in campi ancor più limitati, poi a suddividerli ancora, e così
via. E allora mi prende un’altra vertigine, quella del dettaglio del dettaglio
del dettaglio, vengo risucchiato dall’infinitesimo, dall’infinitamente piccolo,
come prima mi disperdevo nell’infinitamente vasto”.
- ITALO CALVINO, Lezioni americane,Esattezza, (Mondadori 1985)
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