venerdì 29 maggio 2020

Un Pensiero Utopico (Step #19)

La parola utopia trova le sue origini nel 1516 con Tommaso Moro il quale, inappagato della realtà in cui cui viveva, immaginò un isola  felice, uno stato perfetto dove vige la giustizia e la perfetta armonia. A quest’isola immaginaria attribuì il nome di “Utopia”, giocando sulla bivalenza del termine: esso infatti, può derivare tanto dal greco ou - topos (luogo che non c’è), quanto da eu (bene) + topo (luogo felice); in un certo senso, comunque, i due significati erano compresenti nell’accezione in cui Moro intendeva la sua isola fantastica, visto che essa era sì un luogo inesistente nella realtà, ma anche un luogo felice, in cui regnava la concordia e la pace tra gli uomini.

Uno dei più grandi pensieri utopici è, quindi, senza dubbio vivere in "un mondo senza limiti".
Bisogna fare, però, attenzione al significato di questa espressione: "un mondo senza limiti" non deve essere inteso come un mondo senza regole, dove la volontà del singolo prevarica il rispetto della comunità: si sfocerebbe, altrimenti, nel caos.
Ogni utopia, infatti, pur nascendo come superamento di limiti, nel suo effettuarsi si ritrova a lavorare proprio su limiti e confini, si ritrova a stabilire delle "misure", che la condannano contraddizione di non essere mai "libera" dal limite.

il mondo utopico deve, quindi, essere inteso come un mondo in cui i limiti sia materiali che di pensiero non siano contemplati: una società senza ingiustizie, dove il pregiudizio non sia dominante e tutti possano avere le stesse possibilità in base alle proprie capacità; un mondo in cui le ricchezze siano distribuite omogeneamente, in cui ci sia reciproco sostegno; un mondo con risorse naturali infinite; un mondo senza limiti nella conoscenza che impediscono il realizzarsi di quell'armonia a cui il pensiero utopico rimanda.


"L’utopia è un’invenzione di istituzioni immaginarie, un rifugio per sottrarsi alla realtà."



FONTI:
http://www.filosofico.net/deutopia.htm

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