giovedì 26 marzo 2020

Il "Limite" nella storia (Step #02)


Nel corso della storia l'approccio al concetto di limite è variato di anno in anno, di pensatore in pensatore.
I razionalisti, eredi di Platone, sostengono che la ragione dell’uomo può conoscere la realtà e superarla: l’uomo con gli strumenti intellettivi dati a priori deve superare i limiti del finito per ottenere così una conoscenza adeguata.
Kant, il cui pensiero viene proprio detto "filosofia del limite", pone al centro della sua ricerca filosofica, detta criticismo, il soggetto conoscente e analizza i limiti della nostra capacità conoscitiva analizzando le possibilità dell’uomo.
Un altro filosofo che si concentra sulla condizione dell’uomo di “essere limitato” è Hegel, il quale ritiene che la coscienza risulta instabile e che quindi si trova al cospetto dei propri limiti. 
Un ultimo filosofo da analizzare, a noi più vicino è Nietzsche, il quale prendendo atto dei limiti umani, non si limita a definirli, ma ne esamina le cause, arrivando a concepire che l'unico soggetto in grado di andare oltre i limiti dell'umana natura, prendendo coscienza della sua reale condizione, è l'oltreuomo.
Nella poetica di Leopardi invece, assistiamo ad un’evoluzione del concetto di limite: esso, inizialmente, rappresenta la possibilità di andare oltre, perché permette, una volta superato, di raggiungere l’infinito. Ma, in un secondo momento, il limite negherà l’esistenza dell’infinito stesso poiché “una cosa senza limiti non può esistere, non sarebbe più cosa” e che quindi solo ciò “che non esiste, il niente, possa essere senza limiti.”.





Concludo, infine, con Albert Einstein il cui pensiero è descritto dalla sua citazione: “Una volta che accettiamo i nostri limiti, li superiamo” ovvero L'unico modo per andare al di là dei limiti è proprio quello di accettarli, conoscendoli e con la consapevolezza di essere esseri per natura limitati.



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